Wednesday 27 August 2014

un linguaggio senza l"IO"

l'altro giorno stavo traducendo un corso dall'inglese all'italiano e viceversa. uno dei personaggi che assisteva e poneva domande era particolarmente pieno di sé e, non proprio casualmente, cominciava ogni frase con un prolungato, sospeso, sottolineato "IO..."
IO qua, IO là, IO penso, IO faccio, IO voglio... era piuttosto insopportabile.
rispecchiava d'altronde il suo modo di essere in cui il suo IO era davanti a tutto, prima di tutto.

mi sono chiesto: davvero è necessario nella comunicazione tra uomini che ci sia sempre un IO? davvero la differenza tra prima, seconda e terza persona singolare o plurale deve sempre essere alla base di ogni riflessione?
questo fomenta l'egoismo e l'egocentrismo!
o al meno diciamo che un'ipotetica lingua prima di IO, TU, ME, TE, MIO e TUO disincentiverebbe un tipo di pensiero basato sul concetto di proprietà e di differenza tra gli individui.

ebbene... ci ho pensato un poco e credo che un linguaggio senza l'IO (e di conseguenza tutte le altre accezioni personali) è più che possibile.
ed è soprattutto auspicabile.

invece di dire TI AMO uno potrebbe semplicemente constatare che c'è il sentimento dell'amore, per cui basterebbe osservare la cosa dicendo una parola: AMORE.
se uno ha fame basterebbe dire MANGIARE o CIBO.
l'assenza poi di aggettivi possessivi renderebbe di certo meno ovvia la spartizione delle cose o almeno più complessa, meno intuitiva. senza una parola per MIO e TUO probabilmente si sceglierebbe di specificare questa questione con accurati giri di parole solo quando strettamente necessario.

insomma. sto vaneggiando in una utopia, ma in fondo non credo poi così tanto...

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